Dacia Maraini è stata “costretta” a parlare della passione per il calcio di Pier Paolo Pasolini
Sembra strano che una grande scrittrice come Dacia Maraini possa aver parlato di un argomento così frivolo come il calcio, eppure, qualcuno ha voluto coinvolgerla per raccontare il Pasolini calciatore.
In una conversazione con l’autore del libro Il Calcio secondo Pasolini, Dacia Maraini è stata “costretta” a parlare della passione per il calcio di Pier Paolo Pasolini, di cui era una grande amica e con cui condivideva parecchi ideali ed una visione della società. Pluripremiata, Dacia Maraini è una delle più prolifiche scrittrici Italiane, ma anche una donna di cultura sempre molto vicina a Pasolini, oltre al suo compagno, Alberto Moravia, con cui spesso hanno viaggiato insieme per il mondo.
Pasolini si rendeva talvolta introvabile, per poi scoprirlo in riva al mare, a giocare a calcio
Durante questa intervista, Dacia Maraini ha raccontato che era risaputo che il grande regista, durante le riprese cinematografiche nelle periferie di Roma, nell’ora di pausa si metteva a giocare a calcio con attrezzisti, cameramen e qualsiasi addetto alla lavorazione. Ma non solo; perfino nei viaggi fatti all’estero (in Africa in particolare) si rendeva talvolta introvabile, per poi scoprirlo in riva al mare, a giocare a calcio con grande impegno e gioia con gli adolescenti del posto. I racconti sul “calciatore” Pier Paolo Pasolini, sono infiniti. A lui piaceva il calcio e c’era sempre qualcuno che lo chiamava per questo. E lui ci andava, solo per giocare.
“Vedi, gli sportivi sono poco colti e gli uomini colti sono poco sportivi. Ma io sono un’eccezione” Pasolini
Per Pasolini “l’arte è gioco ed anche il gioco, in qualche modo, è arte”. Nella sua ultima intervista rilasciata a Claudio Sabbatini, sempre sull’argomento “calcio”, disse: “Peccato che tutti mi considerino solo un uomo di cultura. Vogliono da me unicamente giustificazioni culturali, forse perché oggi la cultura è un ottimo alibi. Mai che mi invitino a tenere una conferenza sul calcio, eppure sono ferratissimo. Vedi, gli sportivi sono poco colti e gli uomini colti sono poco sportivi. Ma io sono un’eccezione”.
Dacia Maraini ha dato la sua interpretazione del Pasolini calciatore: “Secondo me Pier Paolo andava avanti con la testa rivolta indietro. Inseguiva un sé stesso bambino che scappava. Quando giocava, quel bambino prendeva corpo assieme al pallone; quando finiva di giocare, tornava l’adulto inquieto e doloroso che era diventato”. In pratica la sua vera felicità era giocare a calcio, l’opera per lui più gratificante, era fare un goal.
Pasolini fondò nel 1966 la Nazionale Attori e Cantanti
Ed anche per questo Pier Paolo Pasolini, insieme agli attori ed amici Ninetto Davoli e Franco Citti, fondò nel 1966 la nazionale chiamata allora Attori e Cantanti, di cui era capitano e che è da considerarsi l’antenata delle tante squadre che oggi giocano a fini benefici le Partite del Cuore. Con questa Nazionale dello spettacolo, cui si erano aggiunti personalità del cinema e della musica come Gianni Morandi, Ugo Tognazzi, Enrico Montesano, Little Tony ed altri, Pasolini cominciò a girare l’Italia per raccogliere fondi per iniziative benefiche. A tutti coloro che vogliono approfondire questo aspetto di Pier Paolo Pasolini, consigliamo vivamente di leggere il già citato Il Calcio secondo Pasolini, di Valerio Curcio, da cui abbiamo tratto alcuni appunti riportati nel presente articolo e che ringraziamo per questa sua interessante opera.
Aiuterà a comprendere l’umanità di Per Paolo Pasolini. Un uomo mite ma di grande personalità che ha vissuto la sua purtroppo breve vita con e per passione.
Nessuno come lui ha avuto il coraggio di farsi vedere in tutta sincerità e trasparenza, nel bene e nel male, così come ha sempre detto e scritto ciò che pensava, rappresentando per il potere ed il sistema una fortissima e autentica voce fuori dal coro. Non doveva fingersi intellettuale per darsi importanza. Lo era. Non doveva fingersi poeta per fari osannare. Lo era. Non doveva fingersi sportivo. Lo era.
Nulla di banale, nelle sue storie, mai scontate le sue idee, controcorrente e contraddittorio fino al paradosso ma sempre “umano, troppo umano”.